Un milanese a Leuca: sembra il titolo di uno di quei film commedia all’italiana, ricco di equivoci e di spaesamenti, che gioca sulle differenze “filosofiche” e caratteriali tra italiani del Nord e del Sud. Nel mio caso però non è così: nel Salento sono arrivato per la prima volta, per “ragioni di cuore”, oramai quindici anni fa e dal quel momento questa terra è diventata, inaspettatamente, un po’ la mia seconda casa. Ma per davvero, aldilà dei paludosi luoghi comuni e delle teorie etnologiche strampalate, che vedono il cittadino scoprirsi improvvisamente “naufrago” nella natura e nella bellezza. Invece, è stata una vera sorpresa, in primo luogo per me che sono milanese-milanese – “ah ma davvero sei proprio di Milano? Ma esiste qualcuno che è davvero di discendenza meneghina e non solo nato in città da genitori forestieri?”… eh si esiste esiste, quante volte l’ho ripetuto ridendo di gusto, a salentini e non… -, il fatto di potersi trovare a proprio agio, anzi davvero a casa, anche a mille km (1.230 per l’esattezza) di distanza dai grattacieli e dalla nebbia. Perché non vi dimenticate mai che per noi milanesi la nebbia è un’istituzione e uno stato d’animo: un qualcosa di irrinunciabile, anche solo esteticamente. E che ci manca, quando c’è troppo sole. Comunque sia è andata così: e in questi tre lustri, durante i quali ho trascorso ogni anno sempre più tempo a scorrazzare in particolare lungo le strade del Capo di Leuca, ho imparato a conoscere e a rispettare tanto i luoghi, quanto le persone. E proprio queste ultime in particolare. Perché, lasciando perdere ancora una volta le frasi fatte – che come avrete capito detesto abbastanza -, a queste latitudini è davvero facile trovare individui fuori dal comune.
Sarà il vento che soffia costante da ogni direzione e ti spinge anche solo col pensiero a immaginare idee e soluzioni lontane, distanti nel tempo e nello spazio. In una parola innovative. Insomma, sono giunto alla fine di questo “stream of consciousness” senza forse riuscire a spiegare chiaramente perché ho deciso di collaborare con gli altrettanto straordinariamente salentini creatori di D&I… ma probabilmente un po’ l’avete comunque capito. Se volete saperne di più.
Davide Deponti